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Cocoa Laney è una fotografa approdata a Firenze circa un anno e mezzo fa da Huntsville, Alabama uno Stato del sud degli Stati Uniti.  

Dopo aver finito gli studi di fotografia e dopo aver lavorato come fotografa commerciale (principalmente realizzando ritratti di famiglia) nella tropicalissima località di Rosemary Beach in Florida ha deciso scoprire altri, nuovi, orizzonti. La destinazione? l’Italia, ma non sapeva ancora quale città.

Quando poi è capitata sul sito del Master di Belle Arti (Master of Fine Arts) organizzato dalla scuola SACI (Studio Arts College International) di Firenze, si è decisa ed è arrivata. 

Firenze era per lei, come un po’ per tutti, la città dell’arte, dei Medici. Osservando la città con gli occhi di chi è abituato a scegliere un’inquadratura precisa, si è accorta della sua altra faccia, della dimensione multiculturale e la diversità dei cittadini residenti nei vari quartieri. Una diversità alla quale non era abituata e che l’ha incuriosita.

Così ha voluto raccontarla a modo suo, con i suoi scatti e ha scelto Gli Anelli Mancanti. Si è inserita nella quotidianità dell’Associazione, ci è entrata in confidenza e poi l’ha ritratta. I suoi scatti sono poi stati raccolti in una mostra monografica Work(in)Space: Cocoa Laney, esposta alla Jules Maidoff Gallery in via Sant’Egidio. 

Come mai hai scelto di studiare proprio Fotografia?

Cocoa: Non so neanche quando ho iniziato a fotografare. Forse quando avevo 14 anni, sono capitata su una vecchia macchina fotografica di mia madre e da lì ho scoperto un nuovo modo di vedere e osservare. Le fotografie trovo che siano un bel modo per esprimermi, per raccontare il mondo, per raccontare come lo vedo io. 

Nei tuoi scatti prediligi i ritratti, per quale motivo?

La fotografia artistica mi interessa, ma mi piace di più il lato umano, lo trovo molto più interessante. Mi piace conoscere le persone entrare nelle loro vite in modo più profondo. Una foto, in particolare un ritratto, mi permette di creare un legame nuovo, diverso con le persone che ho davanti e intorno. 

Raccontaci la tua esperienza agli Anelli. 

Sicuramente è stata un’esperienza complessa, ho trovato tante persone di origini diverse ma che dovevano affrontare lo stesso problema: imparare una lingue, una lingua nuova, come me. Per me è chiaramente diverso ma ho ritrovato le stesse frustrazioni e soddisfazioni che ho vissuto io sia nell’imparare che nel dover usare l’italiano pur non conoscendola perfettamente. Nonostante questo, la condivisone dei problemi mi ha permesso di creare amicizie, cosa che ho ritrovato anche agli Anelli. Ci ho trovato una forza capace di creare una comunità nella diversità. 

E l’organizzazione della mostra invece?

Un’esperienza stressante! [ride] Voglio che tutto sia perfetto, soprattutto l’ordine delle foto.

Sì, l’ordine delle foto per me è importante perché vorrei raccontare una storia. Infatti, ho organizzato il percorso espositivo seguendo lo svolgimento di una lezione degli Anelli Mancanti dal punto di vista degli studenti, con tutta la felicità e la frustrazione che provano, e da quello degli insegnanti che devono abbattere una barriera linguistica.

Per capire di cosa si tratta non resta che andare a vedere la mostra in via Sant’Egidio,24 dal lunedì al venerdì 9.00 -19.00 e sabato e domenica 13.00 – 19.00

Per maggiori informazioni su progetto potete visitare il sito di Cocoa, per vedere tutti gli altri progetti che Cocoa instancabilmente realizza seguitela su Instagram

Per farvi un’idea della mostra sfogliate la immagini qui sotto.

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221 thoughts on “Cocoa, la fotografa arrivata dall’Alabama che racconta la quotidianità degli Anelli”

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